L'emigrazione albanese in italia è avvenuta in un arco di tempo che abbraccia almeno tre secoli, dalla metà del XV secolo alla metà del XVIII: si trattò in effetti di più ondate successive, in particolare dopo il 1468, anno della morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Skanderberg.
Secondo una tradizione di studi storici consolidata e anche secondo studi recenti sono almeno otto le ondate migratorie di albanesi nella penisola italiana, cui va aggiunta l'ultima recentissima cominciata all'inizio degli anni novanta del 1900. Gli albanesi in genere non si stabilirono da subito in una sede fissa, ma si spostarono più volte all'interno del territorio italiano e ciò spiegherebbe anche la loro presenza in moltissimi centri italiani e in quasi tutto il Meridione.
La prima migrazione risalirebbe agli anni (1399 – 1409), quando la Calabria era sconvolta dalle lotte tra i feudatari e il governo angioino e gruppi albanesi fornirono i loro servizi militari.
La seconda migrazione risale agli anni (1416 – 1442), quando Alfonso I d'Aragona ricorse ai servizi del nobile condottiero albanese Demetrio Reres; che portò con sé un folto seguito di uomini. La ricompensa per i suoi servigi consistette nella donazione, nel 1448, di alcuni territori in Calabria e, ai suoi figli, in Sicilia, (paesi di Caraffa, Pellegorio, S. Nicola e Carfizzi vicino a Catanzaro e Piana degli Albanesi in Sicilia.
In questo stesso periodo una fiorente colonia albanese era presente a Venezia e nei territori a questa soggetta.
La sesta migrazione (1664) coincide con la migrazione della popolazione della città di Maida, ribellatasi e sconfitta dai Turchi, verso Barile, già popolata da albanesi in precedenza.
Quaranta nell'Albania meridionale, rifugiarsi a Villa Badessa (provincia di Pescara) in Abruzzo.